Ho scritto questo messaggio ad Arturo Cocchi all'indirizzo repubblicawww.@repubblica.it
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Gentile Arturo Cocchi,
Mi riferisco all'articolo apparso su Repubblica con l'anticipazione delle caratteristiche della nuova Nikon pieno formato.
Sono un fotografico semiprofessionista che vende fotografie tramite agenzie d'archivio (di "stock"). Uso sia la tecnologia digitale che quella analogica.
I vantaggi del digitale sono noti: immediatezza del risultato, basso costo "marginale", possibilità di cambiare sensibilità (ISO) "al volo", possibilità di racchiudere migliaia di immagini in pochi grammi - quando viaggio all'estero preferisco portare 20 schede di memoria che 100 rullini.
Personalmente uso anche, e molto, la fotografia tradizionale, cioè la cara ma sempre giovane pellicola. Alle mie agenzie dò le scansioni delle diapositive e dei negativi.
Le scrivo per suggerirLe un articolo di approfondimento sul mondo, ancora molto vivo, della fotografia analogica sia per quanto riguarda la tradizionale attività di camera oscura, sia per quanto riguarda le tecniche ibride: pellicola + scansione (e stampa ottica digitale con apparecchi tipo Durst Lambda oppure digitale a getto d'inchiostro), o "negativo digitale" + stampa analogica con ingranditore.
La frequentazione del forum APUG.org (in inglese, con piccola sezione in italiano) aprirà, al fotografo curioso, una finestra molto vasta per esplorare un mondo ricco di tecniche e di interesse. (DPUG.org per quanto riguarda l'ibrido).
Personalmente vorrei rimarcare brevemente alcuni aspetti in cui la pellicola è molto superiore al digitale:
- La resa delle alte luci: La pellicola - anche la diapositiva - ha sempre un "piede" e una "spalla", le alte luci non vanno mai a "sparare" brutalmente e improvvisamente. In situazioni di alto contrasto i dettagli più brillanti con le digitali formano delle chiazzette di bianco puro assolutamente negative per il risultato finale. Si è ormai talmente abituati a questa triste caratteristica che nessuno fa più caso alle foto con i polsini e i colletti "sparati" o addirittura ai ritratti con la luce d'accento sparata (una striscia di bianco puro sui capelli). Lo stesso fenomeno avviene nelle scene in strada, nella fotografia d'architettura ecc. Il digitale in questo è molto lontano, e praticamente - a parte la interessante tecnologia digitale Fuji adottata in alcune DSLR e che ora pare abbandonata - non ha mai fatto alcun progresso rispetto agli inizi sotto questo importante profilo. Le negative bianconero e colore poi hanno una gamma dinamica amplissima e assolutamente inarrivabile da digitali e diapositive.
- Con la pellicola è possibile portarsi la qualità del pieno formato in pochissimi grammi. Io ho venduto fotografie fatte con la minuscola Yashica T-3 (dotata di eccellente ottica Zeiss T* 35/2.8, macchina seria). La qualità "professionale" con la pellicola può pesare e ingombrare pochissimo.
- La pellicola consente archiviazione senza problemi per decenni. I miei bis-bis-nipoti troveranno ancora le mie diapositive e le potranno proiettare. Il digitale richiede continui riversamenti e copie ridondanti per ovviare al rischio di rottura dei dischi rigidi (per non parlare della assoluta incoscienza di chi fa copie con CD-R o DVD-R). Sono cose che non mi sopravviveranno. I miei bis-nipoti potranno sempre "trovare" le pellicole vent'anni dopo la mia morte e goderne, mentre per quanto riguarda le fotografie digitali dovranno avere un comportamento attivo - fare le continue copie - per preservarle. Lo avranno? E lo avranno i suoi nipoti?
- La pellicola per chi ha un po' di spazio e iniziativa non è neanche costosa. Un rullo di diapositive costa poco più di 3 Euro (acquisti-quantità su internet), e sviluppando da sé (come faccio comodamente io con uno Jobo CPP-2 a casa, sviluppo sia le diapositive che le negative colore) si paga circa 1 Euro di chimica per ogni rullino. Alla fine la pellicola costa poco più di 10 centesimi a fotogramma. Prima di spendere i 2000 Euro di un apparecchio digitale si possono fare 20.000 fotografia e, per allora, si sarà già acquistato un altro apparecchio digitale... (parlo di chi, come me, fa fotografia di architettura e paesaggio urbano, e dunque fa scatti meditati, producendo circa 1500 foto l'anno, o 50 rullini l'anno, che costituiscono una attività fotografica intensa. Se usassi solo la pellicola spenderei 200 Euro l'anno, cioè meno di un decimo di un apparecchio digitale di qualità, che non mi durerebbe 10 anni). Il bianconero è facilissimo da sviluppare a casa con costi irrisori.
- Le macchine fotografiche per pellicola possono essere ora molto economiche. E' possibile andare a fotografare in situazioni pericolose per l'apparecchiatura, per danneggiamento (passeggiate in montagna, giro sulle rapide in barca, foto al mare ecc.) o per furto (quartieri malfamati, pericolo di borseggio in autobus, metropolitana ecc.) rischiando molto meno che portandosi dietro una digitale da molte migliaia di Euro, con cui si rischia la rapina a mano armata.
Altro potrebbe essere detto a favore sia del digitale che dell'analogico. Il discorso potrebbe essere allargato al medio formato, o addirittura al grande formato.
Non sono "luddita", uso e apprezzo molto la tecnologia digitale, preferisco il CD al Vinile, e sono aperto ed entusiasta verso ogni progresso tecnologico, ma penso che sia utile richiamare l'attenzione dei fotografi sul fatto che la fotografia tradizionale è ancora viva e vegeta e che la qualità d'immagine di una pellicola 135 (formato Leica), che con uno scanner a 4000 ppi reali genera una immagine di più di 20 megapixel reali anche sul segnale di crominanza oltre che su quello di luminanza, è ancora superiore a qualsiasi digitale sotto il fondamentale profilo della tenuta delle alte luci e della pulizia delle ombre, e lo sarà, credo, per molti anni ancora visto che i produttori di apparecchi digitali non fanno nulla per migliorare questo aspetto, preferendo la corsa a chi ha più megapixel.
Il normale fotoamatore, che non ha le esigenze di "raffica" del fotografo di sport o di moda, e che produce non più di 1000 - 2000 scatti "meditati" all'anno ritengo troverebbe molta più soddisfazione nell'analogico che nel digitale se solo sapesse superare gli istinti imitativi e l'attrazione verso l'ultimo grido della tecnologia fotografica, concentrandosi sulla soddisfazione di produrre immagini valide.
Spero che quanto sopra La spinga ad approfondire l'argomento della fotografia analogica (se Le è poco noto) e magari a scrivere un articolo tra qualche settimana o mese. Nel frattempo la prego di contattarmi per qualsiasi chiarimento Le serva.
Cordiali saluti
Fabrizio Ruggeri
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